LA STORIA - Orta Wedding Flowers specialisti in matrimoni al lago D'orta

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Orta Wedding Flowers dal 1958....
- Orta Wedding Flowers dal 1958........  -
La Storia dei Fiori Siamo Noi
La storia siamo Noi sin dal 1958 ci occupiamo di fiori.addobbi floreali in Chiese, Municipi,Ristoranti, Ville o al Vostro Donicilio e mi presento a Voi sono Fagnanai Livio titolare della Fagnanai Fiori e tutta la mia famiglia collabora con Me nella gestione dei nostri punti vendita di Vittuone  in Piazza Italia 7 e a S.Pietro all'Olmo Via Magenta 43/47.
La Fagnanai Fiori nasce nel lontano 1958 per la volontà e la caparbietà del suo fondatore Fagnani Attilio mio padre già uomo di fiducia e collaboratore del Sig Carrettoni Gioavnni il primo fioraio del Magentino attivo nella sede di Vittuone sin dallla Grande Guerra.
Alla morte del suo fondatore nel 1988 la Fagnanai Fiori è già punto di riferimento per la vendita di omaggi floreali e addobbi in genere creando e generando mode e tendenze,molto tempo è passato da quando mio Padre eseguiva le consegne con una semplice bicicletta provvista di cestone oggi i nostri moderni mezzi coibentati ci permettono di consegnare  ovunque il vostro addobbo floreale senza problemi
I nostri Clienti lo Chef Stellato Davide Oldani del Ristorante D'O, Interflora Italia,
  
DICONO DI NOI I GIORNALI NAZIONALI  LA NOSTRA INTERVISTA:

EFFE  COME  FIORISTA  FAGNANI,  EFFE  COME  FIORI, CHE  DA OLTRE  50 ANNI  AGGIUNGONO  COLORE  ALLA  NOSTRA PIAZZA

In una fredda e grigia mattinata invernale entro in questo negozio che profuma di verde, che induce lo sguardo ai ricordi… ovunque colori: fiori, piante sembrano parlare… perché ognuno di noi ha sentimenti e momenti legati ai fiori, sia per avvenimenti lieti sia per tristi occasioni.
Mi accoglie la signora VIRGINIA, da sempre presente e attiva in negozio. E’ anche un po’ emozionata: per lei questo luogo è lo scorrere della sua vita, la formazione e la continuazione della sua famiglia.

Signora VIRGINIA, quando è nata questa attività?
Mio marito ATTILIO (scomparso il 3 gennaio 1988) aveva iniziato negli Anni ’50 ad aiutare il Signor Carrettoni che, in una specie di portico situato in Via Veneto, gestiva una rivendita di fiori.  
Il mio Attilio allora lavorava nello stabilimento della Valle Ticino come turnista, ma non disdegnava di aiutare l’allora fiorista per avere, in quegli anni bui, qualche soldino in più.
Poi, nel 1958 ecco il grande passo: abbiamo rilevato l’attività, creando il negozio, che oggi è invece locato in Piazza Italia.
Io avevo lavorato presso lo stabilimento Castiglioni di Corbetta, che produceva fiori in plastica… forse il tutto era predestinato, sono passata “dai fiori di plastica ai fiori veri”.    Nel 1958 ci siamo sposati: quindi la nostra vita era come un cerchio, tutto ruotava intorno ai fiori.

Arriva LIVIO, il figlio di Attilio e Virginia. E’ vulcanico, la sua mente sempre vigile, gli occhi attenti a cogliere ogni particolare.
Da quando, Livio, sei il “boss” del negozio?
Io sono sempre stato d’aiuto a mamma e papà. Poi nel 1979, ho aperto la mia bottega a San Pietro, gestita in tutto e per tutto da mia moglie SARA.
Nel 1988, con la morte di mio padre, mi sono dedicato anche al negozio di Vittuone, con l’aiuto di alcuni parenti. Il mondo dei fiori, come tutta la società, stava correndo. Già da anni avevamo stretto un accordo (ormai da 50 anni) di collaborazione e consegna con Interflora, ma occorreva stare al passo con le esigenze della gente, con la concorrenza! I contatti con i proprietari delle grandi serre in Liguria non bastavano più, quindi ecco aggiungersi gli Olandesi, e oggi… i Paesi Emergenti hanno assorbito anche gli Olandesi, sia come produzione che come importazione. Tra i primi troviamo Ecuador, Sudafrica, Israele. Pensa che gli israeliani sono i maggiori produttori al mondo di “velo di sposa”!

Anche i gusti delle persone sono cambiati nel corso di questi anni?
Certamente! Pensa che i miei genitori avevano una villetta con giardino in cui coltivavano dalie e gladioli da vendere in negozio… oggi questi fiori vengono richiesti raramente. L’esotico ha più mercato! Prendi ad esempio i garofani: erano il fulcro fiorito, sia per matrimoni, nascite, da portare sulle tombe del cimitero… LAURA, la figlia di Livio, mi dice “Ho fatto un bouquet di garofani verdi, ma nessuno li conosceva e, anzi, ha fatto fatica ad apprezzare la bellezza di questo fiore”.
Aggiunge Livio “Ti ricordi i fiordalisi? Spariti! E le peonie che ognuno di noi aveva in giardino? Oggi, se le trovi dai fiorai, provengono dal Sudafrica”!

La globalizzazione dunque ha colpito anche voi!
Eh sì, la gente esige. Per assurdo parliamo di velocità nei trasporti: mio padre andava dai grossisti a prendere i fiori in bicicletta (biciclettone con cassa davanti e dietro), quando doveva allestire i matrimoni metteva tutto l’occorrente su un carretto di legno e lo scaricava sul piazzale della chiesa! Oggi: i fiori arrivano dal Sudafrica su aerei cargo, imballati e ben aerati, noi abbiamo furgone e camion coibentati! Mio padre, quando il  bicicliton  non bastava più, aveva preso un’auto, unaBianchina e più avanti un furgone d’occasione, il 600 Coriasco della Fiat. Da noi in paese forse c’è qualcuno che non ha mai preso l’aereo, i fiori sì!!!
  
  
Diceva una canzone “… per fare l’albero ci vuole un seme, per fare un seme ci vuole un fiore… per fare tutto ci vuole un fiore…”. Oggi non basta: quanta concorrenza, quanta competitività!
Altro che competitività! Io ho maturato tantissima esperienza, tanta voglia di nuovo e con la mia creatività sono riuscito a conquistare mercati insperati. Ad esempio sono diventato amico di Davide Oldani, proprietario del famoso ristorante D’O, frequentato da diversi vip, italiani e non, e per il locale eseguo allestimenti speciali. E poi… abbiamo l’onore di essere il fiorista di riferimento di una bellissima location sul Lago Maggiore l'Abbazia di Santo Spirito a Comignago. Pensa un po’: la famosa Belen  Rodriguez si è sposata proprio qui!

Che esperienze, e noi Vittuonesi, invece di sentirci fieri, a volte ignoriamo!
In ogni lavoro noi Italiani, sin dall’antichità, abbiamo saputo creare la bellezza, l’estro italiano è insuperabile… occorre però apprezzare sé stessi. Troppe volte ci facciamo surclassare da chi, forse, ci ha copiato. E questo vale in tutti i campi.
Io sono molto orgoglioso di mia figlia LAURA: lei sognava di diventare avvocato, ma dopo anni di studio ha deciso che quella professione non faceva per lei, il suo mondo era qui, tra i nostri fiori. Laura, dopo vari corsi professionali su scienza dei fiori e del verde, conseguiti a Pavia e in tutta Italia, è arrivata ad aggiudicarsi l’allestimento florovivaistico per la Prima del Teatro alla Scala di Milano, guadagnato con tanto sudore, professionalità e perizia.  

Livio, è mai successo qualcosa di strano in questa tua attività?
Una cosa stranissima sì. Per un funerale ho confezionato un cofano di ben 450 rose rosse e, al posto dei nastri di condoglianze, hanno voluto tanti biglietti a forma di cuore, recanti ognuno il nome di parenti e amici del defunto.
Altra avventura quando siamo stati chiamati per un matrimonio nella chiesa di Sangiano (paese natale del calciatore Gigi Riva) nei dintorni collinari di Varese: la strada era una mulattiera e lì abbiamo rischiato di capottare… che paura!

Livio, cosa ricordi di tuo padre?
Io lo ricordo bene e devo tanto a mio padre. Lui mi ha insegnato a scegliere, mi ha fatto imparare l’estetica di una composizione, ha innescato in me il saper creare. Oggi il self  made man non è più così scontato, occorre fare aggiornamenti, andare anche all’estero per capire le differenze estetiche.
Mio papà e mia mamma vivevano per il paese, i dolori e le gioie della gente erano i loro. Allora il lavoro era tanto: ricordo i miei genitori impegnati fin dalle 4 del mattino a lavorare sulle corone per un funerale. Il funerale era sacro, oggi anche i fiori sono meno richiesti, sembra che ogni avvenimento perda di sacralità! Il morto diventa quasi un evento da dimenticare e non un avvenimento sociale nella vita di noi tutti.
Amore per il paese, per la vita sociale. Ti racconto un fatto. Mio padre era nel Consiglio direttivo della CS Calcio Vittuone, c’era una partita importante con la Besnatese, ma il campo di calcio era allagato, come fare? Mio padre con il presidente di allora, il Signor Giancarlo Bodini (della Dynamin Pistoni) e l’allenatore Angelo Bianchi, passarano tutto il sabato a trivellare il campo per poterlo asciugare e quindi giocare la partita alla domenica.  

E oggi cosa fate voi per il sociale?
Qualcosa facciamo, anche se non vogliamo apparire. Siamo molto amici dell’Associazione Il Cerchio Aperto, forniamo merce da rivendere ai Frati Cappuccini a Milano Forniamo allestimenti e merce all'Ordine delle Suore Mantellate Serve di Maria in Toscana cui ci lega una profonda Stima e Amicizia.
L’imperativo odierno, per tanti, è diventato il guadagno. Anche per noi è importante guadagnare, tante volte però ci fermiamo a guardare chi ha bisogno.
Ricordo che una volta eravamo stati chiamati ad una trasmissione televisiva su Rai 2 “Speciale matrimoni” e lì due ragazzi, in procinto di sposarsi, parlavano di come stessero ottimizzando tutti i costi, non avendo molte disponibilità economiche. Noi, NON per farci pubblicità, bensì perché il caso ci aveva commosso, abbiamo regalato loro l’allestimento fiori.

  
I fiori hanno un linguaggio? Certo, noi parliamo con i fiori, noi li guardiamo, li curiamo. Vorremmo avere sempre la gentilezza di un fiore trattando con le persone. Spiegare alle persone la simbologia. L’edera è la fedeltà, il fiore bianco è il simbolo della purezza e dell’amicizia, il rosso è il simbolo della passione ancor più che dell’amore.

E’ bellissimo vedere questa unione tra di voi, questa continuazione.
Nonna Virginia racconta di come tanta gente si sia confidata con lei, non esisteva la paura di confessare il dolore. Dice: Un tempo andare al cimitero e portare un fiore sulla tomba era un valore. Oggi, purtroppo, durante l’anno ci sono sepolcri abbandonati, poi, nelle giornate dei morti, ecco il far apparire, ecco la corsa ai fiori più costosi… ma i defunti sono con noi sempre, anche se una volta non c’erano nemmeno i soldi per comprare i fiori, si usavano i risparmi, si pagava quando si poteva… ma ogni tomba aveva il suo decoro tutto l’anno!
In Virginia è costante il senso di far parte di una comunità, soprattutto negli anni passati, è costante il ricordo del marito, di cui mi dice un motto “Noi dobbiamo andare a prendere da mangiare da chi ci dà da mangiare”. Il senso: aiutiamoci l’un l’altro perché tutti possiamo averne bisogno.
 
E i giovani LAURA e ANDREA come vivono qui?
LAURA e ANDREA sono i figli di Livio, i nipoti di Virginia e Attilio, e sono gli attuali gestori del negozio di Vittuone (con l’aiuto di papà e nonna). Sono approdati qui non per costrizione bensì  per passione, la loro è stata una scelta legata a questa “istituzione famigliare”.
LAURA, molto schiva quando si parla dei suoi successi, ha un grande rammarico. In Italia, dice, siamo indietro rispetto ad altri Paesi per quanto riguarda la formazione professionale in questo settore. Le scuole sono gestite solo da Associazioni private, non esiste alcuna Istituzione Statale, mentre all’estero sono ultra valorizzate.
ANDREA, il filosofo di famiglia, mi racconta di come, da piccolo, gli affidavano un pezzo di spugna e lui, su quel pezzo di spugna creava teatrini fioriti, iniziava a fare le sue prime composizioni. Lui è il responsabile dei Servizi esterni, della Ricerca e Sviluppo, sempre aperto alle innovazioni.
Anche per i ragazzi il negozio è una passione legata alla famiglia. Qui si cerca il contatto umano perché questo lavoro, fatto di storia e di parole, sia in positivo che in negativo, viene portato anche in tavola, a volte magari facendo litigare, perché ognuno vuole esporre i propri punti di vista.  
E’ questo però il bello: discutere e discutere, per raggiungere il meglio. Quello che oggi mi turba di più, mi dice Andrea, è il menefreghismo della gente, come se l’essere distaccati fosse una prova di carattere… per me è una perdita dei valori.
Siamo arrivati alla terza generazione, dice Andrea e aggiunge: il mio sogno è che questa generazione continui.

Attilio, Virginia, Livio, Sara, Laura, Andrea: un passaggio di diverse generazioni. Generazioni che, nella maggior parte dei casi, sono portatrici di valori ed atteggiamenti completamente diversi, con attriti forse inevitabili. Questa famiglia invece non ha mai dimenticato papà Attilio. I suoi consigli, anche dal sapore un po’ antico, che riguardano la generosità, la gentilezza, l’onestà, il sacrificio, sono costanti anche nella vita dei giovani Laura e Andrea, perché contengono valori intramontabili.
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